giovedì 19 giugno 2014

L’ULTIMO DISCORSO DI EVA PERON – 1 MAGGIO 1952

Traduzione di: FRANCESCA MARIA


Miei amati descamisados,
siamo di nuovo riuniti qui insieme ai lavoratori e alle donne del popolo, siamo di nuovo i descamisados nella piazza storica del 17 ottobre 1945 per rispondere al leader del popolo che stamattina, concludendo il suo messaggio, ha detto: “chi mi vuole ascoltare, ascolti; chi mi vuole seguire, mi segua”. Ecco la risposta, mio generale. Il popolo lavoratore, il popolo umile della Patria, che sta in piedi qui ed in tutto il Paese, seguirà Peròn, il leader del popolo, il leader dell’umanità, perché ha innalzato la bandiera di redenzione e giustizia delle masse lavoratrici; lo seguirà contro l’oppressione dei traditori interni ed esterni, che nell’oscurità della notte vogliono iniettare il veleno dei loro serpenti nell’anima e nel corpo di Peròn, che è l’anima e il corpo della Patria. Ma non ci riusciranno, così come l’invidia dei rospi non riesce a zittire il canto degli usignoli, né come le vipere non riescono a fermare il volo dei condor. Non ci riusciranno, mio generale, perché gli uomini e le donne del popolo stanno qui per custodire i vostri sogni e per vegliare sulla vostra vita, perché è la vita della Patria, perché è la vita delle future generazioni, che non ci perdoneranno mai se non ci prendiamo cura di un uomo del calibro del generale Peròn, che ha cullato i sogni di tutti gli argentini, specialmente quelli del popolo lavoratore.
Chiedo a Dio che non permetta a questi insetti di alzare le mani contro Peròn, altrimenti quel giorno saranno guai! Quel giorno, mio generale, io uscirò con il popolo lavoratore, io uscirò con le donne del popolo, io uscirò con i descamisados della Patria, per non lasciare in piedi nessun mattone che non sia peronista. Noi non ci lasceremo mai schiacciare dagli stivali oligarchici e traditori dei vendipatria che hanno sfruttato la classe lavoratrice; noi non ci lasceremo mai più sfruttare da quelli che, svendutisi per quattro soldi, servono i padroni delle metropoli straniere, e hanno consegnato il popolo della propria Patria con la stessa tranquillità con cui hanno venduto il paese e le loro coscienze; perché noi ci prenderemo cura di Peròn più che della nostra vita, perché noi ci prendiamo cura di una causa che è la causa della Patria, è la causa del popolo, è la causa degli ideali che abbiamo avuto nei nostri cuori per tanti anni. Oggi, grazie a Peròn, stiamo in piedi da uomini. Gli uomini si sentono più uomini, noi donne ci sentiamo più degne, perché nella debolezza di alcuni e nella forza di altri stanno lo spirito e il cuore degli argentini che fanno da scudo in difesa della vita di Peròn.
Dopo tanto tempo che non ho contatti con il popolo così come oggi, voglio dire ai miei descamisados, agli umili che porto nel mio cuore, che nelle ore felici, nelle ore di dolore e nelle ore incerte, ho sempre alzato lo sguardo su di voi, perché voi siete puri e per essere puri vedete con gli occhi dell’anima e sapete apprezzare le cose straordinarie come il generale Peròn. Oggi voglio parlare, nonostante il generale mi chieda di essere breve, perché voglio che il mio popolo sappia che siamo disposti a morire per Peròn, e voglio che i traditori sappiano che noi non verremo qui a dire “presente” a Peròn, come il 28 settembre, ma che ci faremo giustizia con le nostre mani.
C’è molto dolore da alleviare; ci sono molte ferite da curare perché ci sono ancora molti feriti e molte persone che soffrono. Abbiamo bisogno di voi, mio generale, come il sole, come la vita stessa. Abbiamo bisogno di voi per i nostri figli e per il Paese in un momento così incerto per l’umanità in cui gli uomini si dibattono tra due imperialismi: quello di destra e quello di sinistra, che ci portano verso morte e distruzione. E noi, un pugno di argentini, lottiamo insieme a Peròn per un’umanità felice in seno alla giustizia, all’onore di questo popolo, perché è qui che risiede la grandezza di Peròn. La grandezza della Patria non si basa sul dolore del popolo, ma sulla felicità del popolo che lavora.
Compañeras, compañeros: combatto di nuovo insieme a voi, come ieri, come oggi, come domani. Sto con voi per essere un arcobaleno di amore tra il popolo e Peròn; sto con voi per essere quel ponte di amore e felicità che ho sempre cercato di essere tra voi e il leader dei lavoratori.
Sono di nuovo con voi come amica e come sorella, e devo lavorare giorno e notte per rendere felici i descamisados, perché questo è il mio compito per la Patria e per Peròn. Devo lavorare giorno e notte per alleviare il dolore e curare le ferite, perché questo è ciò che devo a questa legione di argentini che sta costruendo una brillante pagina nella storia della Patria. E come in questo 1° maggio, mio generale, desideriamo che nei prossimi e tanti anni, e nei prossimi secoli, possano venire le future generazioni a dirle che siamo presenti insieme a voi, mio generale.
Prima di finire, compañeros, voglio darvi un messaggio: che stiate all’erta. Il nemico ci spia. E che non perdonerà mai che un argentino, un uomo di bene, come il generale Peròn, lavori per il benessere del suo popolo e per la grandezza della sua Patria. Anche i vendipatria che stanno qua dentro, che si svendono per quattro soldi, stanno in agguato per poter sferrare il colpo in qualsiasi momento. Ma noi siamo il popolo, ed io so che se il popolo sta in allerta, siamo invincibili, perché noi siamo la Patria stessa.
 
 - EVA PERON -
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento