mercoledì 23 luglio 2014

PERON IN ITALIA di STEFANO CARBONI

 
Un gruppo di ufficiali dell’Esercito Argentino parte per l’Italia, nel febbraio 1939, a bordo del transatlantico “Conte Grande”. Appena arrivati a Genova, il Tenente Colonnello Juan Peròn viene aggiunto al Comando della Divisione Alpina Tridentina, con sede a Merano (Provincia di Bolzano nel Sud Tirolo). Durante il suo soggiorno in Italia, Peròn partecipa ai diversi corsi d’addestramento e manovre sulle due rive del Po. Poi passa alla 24ª Divisione fanteria "Pinerolo", composta dai reggimenti fanteria 13° e 14° e quello d'artiglieria 18°. Dopodiché è destinato presso la Scuola di sci a Sestriere, in Piemonte e, in seguito, alla Scuola di alpinismo e sci ad Aosta, nella Val d’Aosta. Chiama l’attenzione la decisione di assistere ai numerosi esercizi in montagna di compagnie, battaglioni e reggimenti, ai corsi di specializzazione in alpinismo, sci e manovre di divisioni alpine. A parte questo, Peron si fece tempo per alternare la montagna con studi ed osservazioni della realtà politico-militare in Italia, Francia, Spagna, Germania e Russia. Ecco perché, al suo rientro, scrive dei testi sulle differenze e le somiglianze della guerra sulle Alpi e sulle Ande. Un capitolo su "Perón a Merano" di paolo Valente (1) manifesta il suo punto di vista sulla questione. “Quando all’inizio del 1946 l’elettorato argentino conferisce a Juan Domingo Perón la carica di presidente della repubblica, davanti all’apparecchio radiofonico di casa che annuncia la notizia più di un meranese spalanca gli occhi meravigliato” dice Valente. “Non si chiamava forse Perón quell’ufficiale argentino che pochi anni prima si poteva vedere impettito sulla tribuna dell’ippodromo seguire le corse dell’ultima stagione ippica estiva anteguerra? Un caso di omonimia? Per nulla. Il sudamericano in divisa chiara era proprio Juan Domingo Perón, allora tenente colonnello di fanteria dell’esercito argentino” aggiunge lo storico italiano. La permanenza di Peròn a Merano si protrae dall’inizio di luglio ad almeno al fine di settembre del 1939. Ufficialmente, si trova in Italia insieme ad altri ufficiali di stato maggiore, di fanteria e di artiglieria, incorporati “a reparti di truppe da montagna del Regio Esercito, per eseguirvi un periodo di addestramento e istruzione”. Peròn viene aggregato alle truppe di montagna del Regio Esercito “allo scopo di studiare l’organizzazione delle unità e dei comandi di queste speciali truppe”. Sarebbe stato lui stesso a scegliere come destinazione l’Italia perché, spiegherà: “parlo l’italiano tanto come il castigliano e a volte meglio”. Questa espressione ha scattato la fantasia che immagina un Peròn, forse nato in Sardegna, che falsifica dei documenti che gli permettono frequentare il Colegio Militar de la Nacion e addirittura raggiungere la presidenza del Paese. “Perón è dunque destinato al comando della 2° Divisione Alpina Tridentina a Merano, dove si presenta il 1° luglio, essendosi trattenuto prima a Roma probabilmente per stendere il piano della sua attività insieme al nuovo addetto militare argentino, il suo pari grado Virginio Zucal, di evidenti ascendenze nonese” continua Valente. Infatti, Zucal era figlio di Calisto Fortunato Zucal e di Amabile Graif, emigrati da Romeno –nel Trentino- in Argentina alla fine dell’800. A Roma egli vive con la moglie e i suoi cinque figli. “Col 1° settembre si dovrebbe procedere al previsto cambio di destinazione, ma è proprio l’addetto militare Zucal ad intercedere per un cambiamento di programma. Anziché mandare a Perón alla scuola allievi ufficiali di complemento di Bassano, dove si trovano tre suoi colleghi, egli chiede che gli si permetta “di continuare nella Divisione Tridentina fino a tutto il mese di febbraio 1940, per poter partecipare alle esercitazioni invernali con detto Comando” dice Valente. Una lettera, scritta da Juan Peron di stanza a Merano al Capitano Maidana, camerata suo di stanza a Bassano del Grappa, anticipa la mossa del futuro Presidente argentino. Merano, 4 agosto 1939 Al Sig. Capitano D. Augusto Maidana. Bassano Mio caro Maidana: Ho appena ricevuto una lettera da Zucal, che mi conferma un suo telegramma precedente in cui comunica la decisione del Ministerio de Guerra sulla mia permanenza presso la Divisione Alpina Tridentina. Questa soluzione taglia i miei desideri di unirmi a voi. Tuttavia, mi lascia intravedere la possibilità di marciare sulla zona di concentramento, quello che mi piace per i grandi vantaggi professionali che esso rappresenta: vedere da vicino la mobilitazione ed un concentramento vero. Se non ce la facessi, almeno, mi resterebbe il ricorso di gestire l’inserimento nel momento più opportuno. Ecco perché non avrò il piacere di essere assieme a voi a Bassano, com’era la mia decisione. Invece, vi faro una visita ben presto perché vorrei salutare il Direttore della Scuola e gli ufficiali. A tale scopo: 1. — Io avevo accettato la vostra gentile offerta di portarmi qui la macchina quando venisse l’autorizzazione di guida. Pero, come devo andare a salutare quella gente, preferisco evitarvi disturbi inutili ed andare io personalmente e ammazzare tre uccelli di un colpo: salutarvi e visitarvi, salutare il Direttore e gli ufficiali e riportare la macchina. 2. — Per quello ho bisogno di una autorizzazione di guida per cui vi prego mi faccia sapere quando sia stata rilasciata per andare a prenderla. Contemporaneamente mi porto la macchina e l’autorizzazione di guida, perché non è un bel programma non aver la macchinetta. D’altra parte può essere utile in caso di trasferirmi nel fronte. 3. — Rimango, di conseguenza, in attesa della sua lettera in cui mi dica che sono già autorizzato a guidare. Vado in treno e torno in macchina. Per quanto riguarda l’affare Zucal non mi dice niente; forse abbia scritto a Lei. Da noi come sempre senza novità e aspettando ora le notizie dalla Divisione Alpina Tridentina, in cui, secondo Zucal, il Ministro de Guerra ha comunicato la decisione di mantenermi li. Non so se avranno fatto una simile comunicazione al Direttore di essa Scuola, pero la prego, in caso che non sia stato informato, lei gli dica da parte mia che ho ricevuto comunicazione al riguardo e che avrò il piacere di andare a salutare lui e gli ufficiali, non appena abbia la macchina a posto. Bene caro Maidana, saluti e i migliori desideri di felicita e serenità a tutti. Col mio grande abbraccio riceva i saluti miei. Perón Altre lettere, che Perón scrive all’amico Zucal da Merano, fanno pensare ai servizi d’intelligenza italiani che la missione dell’ufficiale argentino non si limita certo allo studio delle truppe alpine. Ad esse egli esprime una serie di considerazioni sull’andamento militare della guerra scoppiata il 1° settembre con l’invasione di Hitler alla Polonia. “Peròn fa pronostici sull’atteggiamento delle varie parti in causa. E’ sua convinzione, ad esempio, che l’Italia entrerà in guerra ancora nel 1939, prima di dicembre, o l’anno successivo, dopo marzo” assicura Valente. Ritiene che “la Francia non prenderà alcuna offensiva, ad eccezione di attacchi parziali e con obiettivi limitati”, che “la Germania, terminata la sua azione in oriente (...), accorrerà, con la totalità delle sue forze, sul fronte occidentale. Offrirà nuovamente ed invano la pace. Poi comincerà il bello”. Infine “nei primi giorni di novembre comincerà la guerra sul serio ed allora sarà il momento di starsene al balcone”. Dalle lettere intercettate, il SIM ha compreso che il ruolo del tenente colonnello argentino va oltre al semplice studio tecnico delle truppe alpine. Quello che Perón comunica a Zucal sono informazioni e considerazioni di strategia militare e di politica bellica, proprio nei giorni in cui il governo italiano sta valutando con attenzione il da farsi. “Del resto Perón non è per niente nuovo ad attività di spionaggio. Negli anni immediatamente precedenti al suo trasferimento in Italia (1937-1938) è, come addetto militare argentino a Santiago del Cile, al centro di un oscuro caso di spionaggio militare ai danni della vicina repubblica andina” coincide Valente. Il SIM, in una nota interna, afferma che “l’attività di quest’ufficiale in Italia appare non chiara. Risulterebbe che qualche cosa sia emersa nei suoi confronti”, ragione per cui si decide di mandarlo alla scuola di alpinismo di Aosta “dove potrà studiare benissimo quanto concerne le truppe alpine”. E’ ben chiaro che lo spostamento di Peron dal fronte Tridentino ubbidisce a precise ordini dell’organismo dell’intelligenza militare italiana. In seguito Peròn presta servizio ad Aosta fino al 31 di maggio del 1940. Dal giugno 1940 fino al suo ritorno nel dicembre dello stesso anno, è finalmente in servizio come assistente dell’addetto militare presso l’ambasciata argentina a Roma. Cioè finalmente viene attaccato a una scrivania. Touche! Rientrato in patria Peròn diventa direttore del Centro d’istruzione di Mendoza e matura le esperienze fatte a contatto con l’Italia di Mussolini. Nell’immediato secondo dopoguerra, l’Argentina ormai presieduta da Peron, sosterrà l’Italia con l’invio di notevoli quantitativi di grano e, nel 1947, Eva Duarte sarà accolta trionfalmente nella tappa italiana del suo viaggio in Europa. Il periodo trascorso tra gli alpini sarà ricordato da Perón in ogni possibile occasione d’incontro con delegazioni italiane. Scrive Perón a Zucal: “Io sto facendo la cura dell’uva, che dicono a Merano sia meravigliosa. Sono un poco scettico con le ‘meraviglie curative’ e seguo questa pur essendo sicuro che non mi farà niente. D’altra parte, poiché non ho niente da curarmi, non avrò niente da pentirmi, a meno che io non debba pentirmi di aver mangiato due chili al giorno di un’uva così bella come questa” finisce Valente. Forse voleva dire in codice: Mandarmi a una scrivania di Roma non è servito a niente. Ho già capito tutto e imparato quello che volevo imparare e ho visto quello che volevo vedere. Buon appetito a tutti!
 
STEFANO CARBONI
 
 
 

lunedì 7 luglio 2014

LA CONFUSIONE DEL PERONISMO IN ARGENTINA. DI JUAN ANIBAL GOMEZ


Traduzione di: STEFANO CARBONI
 
 
 
Quando si semina confusione, si raccoglie l'anarchia... Avviene la distruzione del Peronismo?

Quando si semina confusione, si raccoglie l'anarchia...
 
Nella attuale Politica Argentina, stiamo notando una trasposizione ideologica e personale, che si manifesta nei messaggi incoerenti e attraverso le varie correnti politiche che affermano le loro azioni nel personalismo assoluto, tutto questo lo osserviamo sia nel governo, ​​che in quasi tutta l’opposizione. Si fa un gran parlare del Peronismo, ma sono pensieri molto lontani da quelli Peronisti, e questa falsa ideologia personalistica del Peronismo è stata conclamata nelle ultime elezioni in quasi il 70% dei candidati.
Basta di dire di esser peronista per essere eletti, rafforzando il  loro falso ego nel canto della marcia sublime della campagna elettorale.
Menzogne e ipocrisia si aggiungono a quanto sopra, quando nuovi partiti o correnti politiche aziendali si definiscono come Peronisti.
 
Peron disse: "Per condurre un Popolo, la prima condizione è che uno sia uscito dal Popolo, che senta e pensi come il Popolo” . "
 
Anche  il più nobile dei cittadini ignoranti nella politica, colui che non si adatta a sorridere, perché non crede che si deve partire da se stesso, nota che le facce del popolo cambiano quando si parla di Perón, ma poi dove vuole andare? Resta solo una risposta, la confusione, e nella confusione chi vince e chi ne beneficia?  Molti, molti di più di quanto si pensi ... ma a quale costo? Ma poi improvvisamente le persone apparentemente addormentate e miti reagiscono, lo stiamo assistendo nel mondo  quando i potenti dittatori cadono sotto la reazione e la punizione del loro stesso popolo, ma questa è la realtà in Argentina??, Ovviamente ancora no e  non per  loro indolenza o  mancanza di interesse, così dobbiamo lasciare ai giovani, la ricerca idealista, e il desiderio di ottenere un cambiamento culturale attraverso i partiti politici, e lasciare le strutture vecchie e quasi obsolete, nuotare nel falso potere, al fine di individuare, non il partito ma le persone corrette che rubano i soldi altrui spendendoli con le amanti o in paradisi turistici.
L’unica risposta a tutto questo è la gioventù, loro sono il nostro futuro e noi dobbiamo dargli la possibilità di agire.

All'interno del movimento Peronista, regna la confusione, con le sue divisioni ideologiche e settarie, per non aver eseguito gli ordini e la dottrina del Generale Peron suo massimo artefice, unito al pensiero sociale di Evita; i tempi cambiano, e con essi anche i tradimenti, e tutto questo rimane L'UNICA CAUSA della distruzione ideale del vero Peronismo, demoralizzando con i tradimenti la Militanza, nonché distruggendo le sue scuole dottrinali già quasi inesistenti.
 
Solo la cultura Peronista e un pugno di fedeli compagni che si contano sulle dita di una mano, sono di fronte  alla Verità e combattono ogni giorno per preservare gli ideali, ma soprattutto lottano per la CAUSA E NON PER LA CARICA POLITICA.
Mentre dall’altra parte della barricata, si confondono governo e opposizione e i loro telefoni cellulari sono sempre interconnessi, celando brogli e negoziazioni a scapito del nostro paese e del Movimento e ancor peggio della Causa.
 
Evita ci disse ", dove c'è una necessità esiste una legge" oggi invece il peronista dice: Dove c'è una necessità c'è un business ... (? Sic) questo è il mio sincero ed onesto parere.


Nomi e Cognomi abbondano tra questi rinnegati, e nelle ultime elezioni sono aumentati a dismisura. Quindi la domanda è: se il partito perde o ancora peggio è all’opposizione, queste persone, ricompaiono di nuovo e si riciclano con la pretesa di essere nuovi candidati in nuovi partiti.


Perché si ricandidano? Perché non sono scomparsi nella sconfitta?
Che hanno fatto con i soldi dei Compagni della campagna elettorale?
Perché hanno tradito la propria campagna elettorale?
Perché hanno viaggiato a Londra, Stati Uniti, ecc…
 
Forza ragazzi, siamo qui per formare un nuovo fronte di Militanza, per un ritorno al vero Peronismo e non possiamo lasciarlo in mani confuse, esitanti e corrotte, e NON PER VENIRE A CONFRONTARCI, MA PER  UN CAMBIAMENTO CHE VADA REALMENTE VERSO IL NUOVO, MAI PER IL VECCHIO!
 
Chiaramente, le braccia sono sempre aperte ad una politica di fraternità, a patto che lasciate cadere le vostre brame di potere "che spesso vengono mentre siete attaccati al seno materno."
Facendo riferimento alla confusione ideologica, non abbiamo bisogno di amici del PC
(Partido Comunista de la Argentina) che ci riportano a quando detto prima, il Peronismo è vivo così come il ricambio dei compagni che sono preparati dottrinalmente ed intellettualmente, per coprire l'elenco dei candidati e dei funzionari, e i Compagni Unionisti (Unión Cívica Radical, UCR  N.d.T.) ( che sono da sempre la spina dorsale del nostro Movimento, essendo ben consapevoli del fatto che alcuni di loro hanno dovuto cambiare, soprattutto nei personalismi, tornando alle basi della nostra dottrina e, soprattutto, rispettandola anche perché ancora un Peronismo sano.

In riferimento al cosiddetto PROGRESSISMO chiamato comunemente dai più con la parola 'progressista' deriva dal Progredior verbo latino, che significa 'in avanti', 'camminare in avanti' e per estensione 'progresso' su un piano strada o percorso. L'opposto di un 'progressista' è un 'retrogrado', il verbo retrogredior, 'tornare indietro'.
 
 
DOCUMENTO POLITICO IDEOLOGICO ED INTELLETTUALE DEL PERONISMO

Essere progressista è quello di migliorare la realtà sociale, economica e culturale dei cittadini, un'attività strettamente legata al raggiungimento di pari diritti e ampliare le libertà dei singoli.

Essere progressisti significa creare le condizioni per costruire una società in grado di garantire che tutti abbiano pari accesso alle opportunità di progresso e di protezione sociale, una società con garanzie minime esecutiva.

Essere progressisti significa contribuire alla creazione di un nuovo equilibrio tra stato, mercato e cittadini ci permetterà di coniugare la crescita economica, le pari opportunità, il rispetto dell'ambiente e l'esercizio delle libertà.

In altri campi, come la difesa delle popolazioni indigene, l'uso di energie alternative, la tutela ambientale, i lavoratori in difesa, il decentramento e la trasparenza delle istituzioni pubbliche e private anche scoprire conservatorismo e progressismo sottostante.
Se facciamo un’analisi dettagliata del progressismo, notiamo che esso si basa semplicemente sulla dottrina Peronista, la stessa in vigore dal 1946, niente di più che una dottrina fatta da alcuni ragazzi, che scordano di dire che fosse un DOCUMENTO POLITICO IDEOLOGICO ED INTELLETTUALE DEL PERONISMO.

Si vede ancora molta confusione; ma cerco di dare il mio parere per fare un po' di chiarezza e di verità, sapendo che l'Argentina ha ancora una via d’uscita politica democratica, a patto che si passi all’azione, un azione che anch’io gestisco quotidianamente e personalmente cercando di unire.
 
“ Caro compagno, lo so che fai, ma dobbiamo essere più uniti” ... così disse il generale.
Ha detto qualcosa di molto importante... non credi?

Dove c'è un bisogno c'è un business …

Un abbraccio Peronista
 
JUAN ANIBAL GOMEZ
 
 
 


giovedì 3 luglio 2014

ARGENTINA, IL COSTO DI VIVERE NELL'ANOMIA, LO PAGA IL POPOLO CON LA VITA. PRINCIPI DI INGOVERNABILITA’. DI JUAN ANIBAL GOMEZ


Traduzione di: FRANCESCA MARIA




CHE COS’E’ L’ANOMIA?
Uno stato democratico è basato sulla conformità delle norme vigenti, che vengono trascritte e a cui viene fatto giuramento nella Costituzione Argentina, le cui Leggi segnano l’ordinamento su cui si fonda lo scheletro costituzionale, la cui conformità è incorniciata dai requisiti della giustizia e viene insegnata dalle autorità che la applicano (polizia, sicurezza ecc). Tutto questo regola le norme di convivenza tra i cittadini nel rispetto sia dei diritti sia dei doveri democratici.
L’anomia, si verifica quando le suddette norme giuridiche e istituzionali non vengono rispettate dalle amministrazioni di governo, che dalla loro ottica di politica di potere trasgrediscono l’ordine, falsificando i suddetti motivi, con l'illusione mediatica del populismo, che racchiude in sé il principio di disordine sociale.
Conosciamo molto bene gli esempi di malgoverno, in cui il disordine e l’anarchia fluiscono come reazioni sociali di difficile contenimento, e queste reazioni, motivate o no, hanno un solo fondamento, quello di vivere nell’ingiustizia, che fa parte dell’anomia, e nell’insicurezza sociale, producendo una spaccatura o frattura sociale, in alcuni casi piena di risentimento; fattori sociali di cui si nutre il narcotraffico, grazie anche al solido opportunismo sociale, che il narcotraffico conosce bene e che sfrutta a suo favore seminando morte e dolore, dinnanzi a un governo privo di reazione, ma provvisto di negligenza, indolenza e incapacità, per seguire lo sviluppo dei suoi commerci illegali e corrotti, anziché le necessità sociali, che vengono mitigate con piani sociali vicini all’elemosina ma molto lontani dalla dignità.
L’anomia in sociologia
Secondo Durkheim “il concetto di anomia si riferisce ad una proprietà della struttura sociale e culturale, e non ad una proprietà dell’individuo rapportato a questa struttura” La struttura culturale può definirsi come il corpo organizzato dei valori normativi che governano la condotta comune in una determinata società o gruppo. Per struttura sociale si intende il corpo di relazioni sociali che si mantengono tra gli individui di una società o gruppo.
L’anomia è concepita, dice Merton, come il fallimento della struttura culturale, che si verifica quando c’è una disgiunzione acuta tra le norme e gli obiettivi culturali, e le capacità socialmente strutturate degli individui di un determinato gruppo a lavorare in accordo con esse. Così, nei valori culturali, può generare condotte che si contrappongono alle regole dei valori stessi. Nella struttura sociale estrema dei valori culturali, l’azione in accordo con essi resta facile e possibile per chi mantiene determinate posizioni nella società, ma diventa difficile o addirittura impossibile per la maggioranza. In questo caso la struttura sociale può funzionare come una barriera oppure come una porta aperta per l’azione dei valori culturali. Quando la struttura sociale e quella culturale sono mal collegate, esigendo la prima una condotta che viene impedita dalla seconda, si crea una tendenza di violazione delle norme, per arrivare alla totale mancanza di esse fino all’anomia.
“LA LIBERTA’, SANCHO, E’ UNO DEI DONI PIU’ PREZIOSI CHE SIANO STATI DATI DAL CIELO AGLI UOMINI; AD ESSA NON SI POSSONO EGUAGLIARE TUTTI I TESORI CHE RACCHIUDONO LA TERRA ED IL MARE. PER LA LIBERTA’, COME PER L’ONORE, SI PUO’ E SI DEVE RISCHIARE LA VITA” – MIGUEL DE CERVANTES SAAVEDRA
L’ANOMIA E L’ANALISI DELLE SUE REAZIONI
L’anomia si riferisce ad una proprietà della struttura sociale e culturale, non ad una proprietà dell’individuo di fronte alla struttura. Merton spiega che l’anomia “semplice” è lo stato di confusione di un gruppo o società sottomessi all’antagonismo tra il sistema dei valori, che dà come risultato un certo grado di inquietudine, e la sensazione di estraniamento o separazione dal gruppo, che porta al deterioramento, e in ultimo termine, alla disintegrazione del sistema dei valori, che dà come risultato “angosce” pronunciate (la crisi argentina del 2001 è un buon esempio da tenere presente). Questo definisce terminologicamente che l’anomia varia di grado e classi. Gli strati sociali, come premessa, dice l’autore, non solo sono differenzialmente sottomessi all’anomia, ma sono anche differenti le forme di reazione.

I tipi di reazione davanti all’anomia possono essere attivi o passivi. La “condotta divergente” può suddividersi a seconda della tensione dinnanzi le relazioni sociali con altri individui (conflitto d’interesse) o con le norme culturali con cui si aspetta ci sia conformità (individuo nella società). In concreto, queste tensioni anomiche, come la delinquenza, il delitto e il suicidio, o reazioni come l’innovazione, il ritualismo e la ribellione, possono classificarsi come risultati del sistema di interazione individuo-società-individuo.
INNOVAZIONE – comporta il rifiuto delle pratiche istituzionali (mezzi) conservando però le mete culturali (fini) che vengono utilizzate per creare nuove opportunità sociali. L’opportunismo da un punto di vista neo-istituzionale comporta uno dei tre orientamenti possibili per la ricerca del “proprio interesse”, che corrisponde alla “forma forte”; la “forma semi-forte” è la semplice ricerca del proprio interesse e la “forma debole” è l’obbedienza. L’opportunismo, in particolare, è la ricerca del proprio interesse con “dolo”, che comporta forme subdole di inganno, ed altre più flagranti come la menzogna o il furto ma senza limitarsi ad esse. (Williamson North)
RITUALISMO – si abbandonano le aspirazioni culturalmente definite mentre si continua ad obbedire in modo quasi compulsivo alle norme istituzionali. L’ansia acuta per la posizione sociale in una società basata sulla ricerca al successo può indurre una condotta deviata dalla conformità oppure alla sottomissione eccessiva, i classici “virtuosi burocratici”. Ci si può chiedere se questa condotta sia deviata o meno, ma di fatto rappresenta un allontanamento del modello culturale in cui gli individui sono obbligati a sforzarsi attivamente, preferibilmente in maniera istituzionale, per avanzare e salire nella gerarchia sociale.
ESTRANIAMENTO – abbandono degli obiettivi culturali e delle pratiche istituzionalizzate dirette al raggiungimento di questi obiettivi.
RIBELLIONE – il conflitto tra le norme sostenute con frequenza da diversi sottogruppi di una società, danno come risultato un’adesione maggiore alle norme che prevalgono in ogni sottogruppo. Il conflitto tra valori culturalmente accettati e le difficoltà socialmente strutturate per vivere secondo questi valori, esercita una pressione che porta ad una condotta divergente e alla distruzione del sistema normativo. In questo modo se la ribellione diventa endemica in una parte importante della società, si crea un potenziale presupposto per la rivoluzione, che rifonde la struttura normativa e sociale.
INGOVERNABILITA’
Le dimostrazioni di malgoverno sono provate dalla mancanza di previsioni, sia delle reazioni alle necessità sociali sia del rispetto dei suoi tempi, perché non si può governare cedendo a pressioni motivate da interessi personali che influiscono sugli interessi collettivi della cittadinanza. Il cosiddetto “modello” fa acqua da tutte le parti, nell’ambito economico, politico e sociale, ed il suo fallimento è stato quello di portare avanti una politica di sussidi senza accompagnarla con lo sviluppo industriale, economico, ecc. senza avere coerenza e capacità creativa, hanno attuato politiche commerciali che ricorrono solo a cambiamenti di persone e non di ideologie, e hanno accentuato al contrario un forte potere del comunismo, con Zanini e Kiciloff, che sono i veri responsabili dell’attuale fallimento del cosiddetto “modello”.
Tutto questo di conseguenza porta “sfiducia” al modello; sappiamo che un modello economico si mantiene al potere grazie alla “fiducia” del popolo. Da questa mancanza si genera l’inflazione, che anche se non viene ufficialmente riconosciuta, si fa sentire nelle tasche del popolo, di conseguenza la teoria dei sussidi sociali collassa, perché anche questi vengono fagocitati dall’inflazione, e la mancanza di opportunità unita ai funzionari leccapiedi del potere che ha sviluppato il narcotraffico in Argentina, creano i presupposti per la reazione di un popolo che è stanco di vivere nell’anomia.
Bisogna cercare l’equilibrio sociale, e far capire alle autorità responsabili che prima di tutto viene la Patria, e non i valori nascosti nella ricerca del potere a costo di qualsiasi sacrificio, inclusa la morte di molti dei nostri cittadini.
Voglia Dio che abbiamo le capacità necessarie per farci arrivare al 2015 con il pieno potere democratico delle istituzioni!
JUAN ANIBAL GOMEZ

martedì 1 luglio 2014

ANALISI DELLA STRATEGIA MILITARE. DAL FATTORE UMANO AL FATTORE TECNOLOGICO. DI JUAN ANIBAL GOMEZ

 
Traduzione di: STEFANO CARBONI
 


Nell'ambito della strategia operativa e militare in un conflitto bellico, possiamo trovare due fattori: il fattore umano e il fattore militare tecnologico.

Il fattore umano, inteso nelle attività umane, cioè quelle attività che determinano l’importanza del conflitto.

Il fattore militare, che comprende lo sviluppo tecnologico dell'industria militare, a beneficio della guerra stessa.

Entrambi i fattori sono direttamente coinvolti con i progressi tecnologici, e sono inversamente proporzionali. 
Come si può notare nella  I  Guerra Mondiale, il fattore umano rappresentò l’80% del conflitto, mentre il fattore  militare e tecnologico, fu del del 20%.
 Nella 2 ° Guerra Mondiale invece, il fattore umano scese al 45%, mentre  grazie ai progressi tecnologici, il fattore fattore militare tecnologico arrivò al 55%.
Tuttavia nella guerra delle Malvinas del 1982, la strategia militare ebbe  uno sviluppo particolare, dato in primo luogo dalla particolarità della zona e dal fattore climatico, come lo scenario di guerra su un'isola.

In questo conflitto, la bassa quota delle nuvole, a 200 metri, creò un grosso problema per l’attacco aereo  Inglese, si utilizzarono quindi diversi metodi di risoluzione, derivati dai progressi tecnici nel campo dell'elettronica, facendo uso del supporto della tecnologia satellitare dei missili guidati e dei sistemi di difesa automatici, dove non è stato coinvolto l'uomo, che è tutto ciò che la moderna tecnologia bellica ha raggiunto ; di conseguenza il fattore  umano scese al 25% e quello militare salì al 75%;  il conflitto delle Malvinas portò a un nuovo tipo di guerra,  grazie ai progressi tecnologici ...                                                         
La domanda è: l’incidenza attuale con i vari sviluppi tecnologici esistenti ... non è così lontana dalla finzione di cartoni animati e film, in cui le guerre sono automatizzate, con i robot  soldati e macchine da guerra ipertecnologiche....

ANIBAL