domenica 20 ottobre 2013

IL 17 OTTOBRE DI EVITA E DI DELFINA BUNGE

Contributo di JUAN ANIBAL GOMEZ - MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION 
Traduzione di Francesca Maria - MP3 Italia - Portavoce italiana di Juan Anibal Gomez e del MP3




IL SIGNIFICATO DEL 17 OTTOBRE (EVA PERON, “STORIA DEL PERONISMO”)

…“Il 17 Ottobre può essere analizzato come episodio nel suo significato. In quanto a valore storico, possiede valore in sé stesso per quelle che furono le sue conseguenze. Di per sé, il 17 Ottobre è qualcosa di eccezionale, che mai si è visto nella storia dell’umanità, credo anzi in nessun singolo momento della sua storia. Non nego che ci siano stati altri movimenti popolari di grandezza pari a quello che realizzò il popolo argentino il 17 Ottobre 1945, ma il nostro movimento li ha superati tutti per 2 motivi: è stato un movimento pacifico e, in più, è stato allegro. SICUREZZA E SPERANZA. Perché il popolo nutriva una grande speranza ed aveva una grande sicurezza. Perché avrebbero dovuto passare sopra i cadaveri del popolo se non fosse tornato il Colonnello, e non avrebbero mai fatto ritorno a casa senza trovarlo. Pertanto, erano sicuri che avrebbero trionfato nella loro impresa, e la loro allegria risiedeva in questo. Erano allegri perché presentivano il prossimo trionfo… Nella storia mai nessun movimento di tanta grandezza e trascendenza come quello del 17 Ottobre (trascendenza che racchiude più di sei anni) è stato fatto senza spargimento di sangue. Abbiamo già ricordato la rivoluzione russa e la rivoluzione francese. Entrambe non furono che morte e distruzione di ogni valore non solo materiale ma anche umano”…

MANUEL GALVEZ (“En el mundo de los seres reales”, ed. Hachette) – commenta Manuel Galvez in merito a un articolo pubblicato da sua moglie, DELFINA BUNGE.

…”il 17 Ottobre, Delfina fu una delle poche persone di classe elevata che ci vide chiaro: il movimento era una rivoluzione sociale. Quindi pubblicò su El Pueblo l’articolo “una nuova emozione a Buenos Aires”. Molti abbonati tolsero la propria sottoscrizione al quotidiano e né io né Delfina potemmo continuare a collaborarci… trascriverò alcune frasi di Delfina, preannunciando che nel suo articolo non nomina Peròn, non elogia il governo e non difende nulla: “un’emozione nuova quella del 17 Ottobre, l’apertura tra di noi, di una moltitudine proletaria e pacifica. Qualcosa che non conoscevamo e che, da parte mia, non sospettavo nemmeno che potesse esistere… le strade presenziarono a qualcosa di insolito. Da ogni punto del suburbano si vedevano arrivare gruppi di proletari, dei più poveri tra i proletari, e passavano sotto i nostri balconi. Era la folla tanto temuta. Era, pensavamo, la gente scontenta…” Riferisce che il nostro primo impulso fu quello di chiudere i balconi ma che, affacciandoci sulla strada, restammo in attesa. In seguito la folla “sembrava oggetto di una trasformazione miracolosa. Il suo aspetto era bonaccione e tranquillo. Non avevano visi ostili né pugni levati, come qualche anno fa. E più di ogni cosa ci stupirono le loro grida e i loro strilli. Non ci si raccapezzava più di nulla”… A Delfina interessava solo il fatto che i lavoratori erano riuniti in atteggiamento di pace. Ci sarà forse stata nella massa qualche lontana influenza del Congresso Eucaristico? Ecco le parole che in seguito indignarono tutti: evocò le folle della Palestina che seguivano Gesù che vennero interpretate come se Delfina volesse comparare Peròn a Cristo mentre ciò che comparava erano le folle. O gli ignoranti credevano che chi seguiva Gesù era la gente “per bene” di Gerusalemme? No, quelli che seguivano Gesù erano i pezzenti, la marmaglia. Allo stesso modo dei derelitti del 1945”.



giovedì 17 ottobre 2013

1945 - 17 OTTOBRE - 2013 "GIORNATA DELLA LEALTA' PERONISTA"

COMPAGNE E COMPAGNI,

OGGI, 17 OTTOBRE, E' LA GIORNATA DELLA LEALTA' PERONISTA, E QUESTO CI IMPONE DI DIFENDERE COME NON MAI GLI INTERESSI SACROSANTI DEL NOSTRO MOVIMENTO, SOPRATTUTTO OGGI IN CUI MOLTI PARLANO DI PERONISMO, MA POCHI SONO VERI PERONISTI...

Il 17 Ottobre del 1945 non fu una semplice manifestazione di protesta, fu una grande rivolta popolare che vide la partecipazione e la mobilitazione di massa dei lavoratori con tutte le caratteristiche proprie di un'insurrezione.

Per questo motivo John William Cooke disse: "il Peronismo fu il più alto livello di coscienza a cui arrivò la classe lavoratrice argentina"

Il 17 Ottobre 1945 segna la fine di un'Argentina e l'inizio di un'altra. Fu un fatto talmente contundente che anche oggi, nonostante le conquiste perdute, il patrimonio dilapidato, le infamità commesse, è rimasto non solo come ricordo ed evocazione, ma come Bandiera di lotta per la Dignità Nazionale.

VIVA PERÓN.., VIVA EVITA..., VIVA LA TERCERA POSICIÓN..!!!


venerdì 4 ottobre 2013

IL FALLIMENTO “K” E’ STATO CONSOLIDATO DAL PERSONALISMO. CAMBIAMENTI NELLA DEMOCRAZIA PLURALISTA. DI JUAN ANIBAL GOMEZ.

di JUAN ANIBAL GOMEZ – FONDATORE E COORDINATORE MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION, FORO SEGURIDAD URBANA, RED AMPARO, DIRIGENTE COMUNALE, POLITICO E SOCIALE, EX VETERANO DELLE MALVINAS

Traduzione di Francesca Maria  - MP3 Italia - Portavoce italiana di Juan Anibal Gomez e del MP3



LA PATOLOGIA INDIVIDUALISTA GIUNTA AL POTERE.

La frase di John Fitzgerald Kennedy “il successo ha molti genitori, ma il fallimento è orfano” applicata al caso della fine della decade “K” in Argentina, se questa decade ha un genitore, questo è il personalismo, una faccetta dell’individualismo, messo al servizio del potere.

Nella vita politica mondiale, si è osservato molte volte il predominio di governanti personalisti, soprattutto nel Peronismo, in epoche di crisi, e più notoriamente nei paesi in cui si spezza il vincolo rappresentativo, così come succede naturalmente in quasi tutti i paesi dell’America Latina. Questo vale a dire che già c’era una cultura predominate tipica dei regimi dittatoriali militari, ma sembra che tale genoma sia stato geneticamente adottato da governi che provengono dalla democrazia, in cui i propri personalismi con il passare del tempo sono stati fagocitati dall’individualismo, conducendo a un governo pseudo-democratico, a causa del traviamento delle sue manifestazioni emozionali e passionali invece di quelle dettate dal buon senso e dal raziocinio necessario della politica pluralista su cui si fonda la democrazia.

Già Mounier, nella sua analisi filosofica, ci spiegava le variabili del personalismo messo al servizio del potere. “Dal silenzio, la persona è capace di ristabilirsi e, dalla sua intimità, riesce a diventare presente nella realizzazione della sua peculiare vocazione. Per questo” dice Mounier “bisogna uscire dall’interiorità per mantenere l’interiorità. (…) La persona è un “dentro” che ha bisogno di un “fuori” e proprio qui sta la suggestione del principio di conformità e la sua ricerca della verità o dello stretto necessario, soffrendo a volte di certe ossessioni che generano nell’individuo la difficoltà di prendere delle decisioni. Nella fase collettiva, si viene a creare così l’intrigo di un governo nel cammino da seguire nell’ambito di un modello o di un piano; e proprio qui sta il principio di successo o di fallimento, soprattutto quando il personalismo si trasforma nel fattore determinante di uno Stato, e le diversità personali, il complesso del governante, con le sue patologie, iniziano a inocularsi a tutto lo Stato. Questi governanti narcisisti sono soliti circondarsi di un ampio comitato di applausi, e depurano periodicamente le proprie fila per la paura paranoica di possibili infiltrati… una realtà PATETICA che osserviamo nella cosiddetta “decade vincente” e nelle sue gravi conseguenze, che ci portano a temere per un futuro che si prospetta più incerto che certo.

Proseguendo questo tipo di analisi nel governo pseudo-peronista “K” incontriamo una differenza, cioè il famoso “doppio comando”, vale a dire due individualismi, diversi nel pensiero e nell’azione, il cui obiettivo, una volta passata la prova del primo governo, è stato quello di perdurare nel tempo. Mounier  ci spiega l’individualismo rapportato al matrimonio e ci dice “per una buona parte di coloro che aspirano al matrimonio, questo rappresenta la ricerca della doppia perfezione: sviluppare un essere vivente che dirà di sì a tutte le sue parole, acconsentirà a tutte le sue azioni, giustificherà tutti i suoi errori, rinuncerà alle proprie differenze e resistenze; tale è l’illusione provvisoria che chiamano amore. Se entrambi i partner sono lineari e la coppia è amorfa, si sentiranno più tranquilli nella fedeltà, se invece uno o l’altro sono più profondi o creativi, uno resiste appena o segna la sua diversità quando l’altro se ne va via di casa.” Tutto bene fin qui, ma quando si tratta di potere, affiorano certe qualità individualiste, soprattutto la competenza di chi è più preparato o che si trova in condizioni migliori per condurre il governo di un Paese.

L’Argentina viene da uno dei più grandi disastri politici della storia come quello del 2001 quando, oltre a mettere in pericolo la democrazia, il costo peggiore da pagare fu quello del degrado delle Istituzioni, in cui crollarono tutti i freni e le previsioni politiche e sociali che sono appunto le Istituzioni. A partire da allora fino ad oggi, la società ha portato alla frattura di suddette istituzioni a causa della mancanza di fiducia in esse e al non difenderle in un periodo di crisi arrivando ai limiti dell’anarchia.

In questo contesto sociale, equilibrato in parte dal governo di Duhalde, si è giunti al matrimonio Kirchner, seguendo la guida nell’ambito dell’economia del suo Ministro dell’Economia Lavagna, nella sua prima fase,  per poi giungere alla conduzione personalista di Nestor Kirchner, e, a questo punto, sono iniziate le perturbazioni socio-economiche, perché si ha governato con il libro delle priorità politiche anziché con quello delle necessità democratiche; è scomparso un modello coerente di programmi di politica statale, necessari nel momento che si stava vivendo, procedendo al contrario all’avventura vorticosa che cadde sotto l’opzione della corruzione lussuriosa, di un modello basato sul capriccio, che si è allontanato dalle necessità del popolo che ha pagato la libertà con il narcotraffico, le disuguaglianze sociali con l’insicurezza delle proprie vite con le sue conseguenze. I grandi errori sono molti, a partire dalle vicissitudini di salvatori temporanei come Boudou, fino ad arrivare alle gravi conseguenze del malgoverno, per primo il suo fallimento. Il Populismo Economico camuffato da Peronismo che hanno preteso di stabilire, è una messa a fuoco dell’economia in base a un modello che ha privilegiato la crescita e la redistribuzione delle entrate sottovalutando i rischi dell’inflazione e del finanziamento deficitario; le restrizioni esterne hanno portato alla reazione di investitori, risparmiatori e consumatori di fronte alle politiche aggressive al mercato. Il suo correlato è il fatidico populismo politico che ha portato al caos, in quanto basato più su piani circostanziali che su un serio Programma per un’economia sostenibile.

CRISTINA FERNANDEZ WILHELM DE KIRCHNER. La distruzione del Peronismo, la creazione di falsi movimenti pseudo-peronisti come quello de La Campora, oggi inesistente, sono stati il caos e i primi segnali del suo malgoverno sono stati anche i suoi grandi errori politici, sociali ed economici che ha cercato invano di chiudere facendo ricorso alla sua personalità mediatica in quanto molto preparata in oratoria, che però non le ha fatto ottenere la cosa più importante di un governo, cioè la fiducia del suo popolo e soprattutto, ricevendo la sua politica scelta dal confronto, il cercare di differenziarsi dal suo defunto marito, cioè il famoso 54% delle sue elezioni, ottenendo come risposta più di 4 marce sociali di massa, che senza leader e nel silenzio più assoluto, dopo più di 200 anni di storia, hanno invaso le strade facendo sentire la propria opposizione e la propria protesta, non solo contro il governo ma anche contro l’opposizione, che per inerzia o indifferenza o mancanza di reazione ha portato a 10 anni di un governo che non li rappresentava e ad un’opposizione indolente dinnanzi la gravità politica. Oggi le ultime elezioni segnano inesorabilmente la caduta di un Governo despota e contrario alle necessità della popolazione che gli ha ritirato la sua fiducia, nonostante si sia cercato di comprarne le necessità, così come è successo nelle ultime elezioni nelle Pcia. De Corrientes, e succederà in quelle che verranno, non si può comprarne la dignità.

Questa è la dura realtà dell’attuale Argentina, e la domanda emersa in seguito  è: dove sta e chi realizza la democrazia rappresentativa dei partiti? Oltre al fatto che le ultime elezioni sono stati il colpo di grazia per il governo ” K” , che giorno dopo giorno corre a perdifiato per salvaguardarsi così come fanno le masse, al momento la domanda è: quando capiranno che i partiti politici dovranno ricostruire i loro valori rappresentativi su veri leader rappresentativi e che per questo si devono ricostruire i suddetti partiti che soffrono di costruzione politica da più di vent’anni perché esistono solo personalismi che non fanno nulla per migliorare il sentimento e l’azione di un governo, arrivando a diventare un governo che si appella di nuovo all’individualismo…???

La democrazia dei partiti politici deve avere la qualità rappresentativa dei suoi dogmi e del rispetto per le proprie ideologie non come oggi in cui ha vinto la plutocrazia caduta alla mercè del presunto candidato che porta i soldi per le elezioni e in cui i partiti si disgregano con alternative mediatiche antipolitiche basate su chi propone soluzioni magiche senza programma e senza partito e con alleanze fittizie con il supporto del popolo in cui, come si visto nelle ultime elezioni, il partito che ha infine vinto è stato l’ASSENTEISMO con il 40% di assenze alle urne.

La presente nota non ha uno spirito “contrarius” anzi al contrario solo di costruzione. Perché il nostro Paese ha bisogno urgentemente di una Democrazia vera pura e sana, e nient’altro. Chiedo tanto…?


SIAMO POPOLO NON NEMICI!!!

giovedì 3 ottobre 2013

LA MANCANZA DI LEADERSHIP NELLA POLITICA ARGENTINA

di JUAN ANIBAL GOMEZ – FONDATORE E COORDINATORE MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION, FORO SEGURIDAD URBANA, RED AMPARO, DIRIGENTE COMUNALE, POLITICO E SOCIALE, EX VETERANO DELLE MALVINAS, CANDIDATO A SENATORE 1° SUPPLENTE

Traduzione di Francesca Maria  - MP3 Italia - Portavoce italiana di Juan Anibal Gomez e del MP3




C’è un vecchio proverbio che dice “per essere leader, bisogna nascere leader”, ma c’è anche il cristiano insegnamento di vita che ci dice “Dio non sceglie chi è capace ma rende capace chi sceglie”, questo ci dimostra chiaramente la contrapposizione tra le due affermazioni che, dopo un’attenta analisi, considero entrambe vere perché, in entrambe, c’è la capacità di Dio di creare leader naturali o circostanziali.

In questo concetto desidero esprimere la mia esperienza, tanto personale come professionale nell’ambito del Marketing, considerando il mio percorso in imprese molto importanti dell’Argentina, in quanto direttore commerciale marketing di alcune di esse, sia nella formazione dei quadri di vendita di diversi generi, sia nella vendita diretta di beni materiali e immateriali. Come sappiamo, nella vendita di prodotti materiali, il successo di vendita è dato per il 20% dal venditore, e per l’80% dal prodotto, mentre al contrario, il successo di vendita di prodotti immateriali è dato per l’80% dal venditore, e per il 20% dal prodotto. Questa differenza non solo sottolinea l’importanza della formazione nell’applicazione di tecniche adeguate, per ottenere un maggior profitto tanto per il venditore, quanto per il giro d’affari commerciale globale, ma formula anche la capacità di leadership dei suddetti gruppi di vendita.

Rapportato alla politica attuale del nostro Paese, osserviamo che la maggiore incapacità di quasi tutti i partiti politici (fatta eccezione per quelli di sinistra in Argentina), è la loro mancanza di sostegno all’istruzione e alla formazione dei nuovi leader, inoltre, approfondendo l’indagine, si osserva una chiara intenzione di non costruire politicamente e ideologicamente, i quadri piramidali, che sono la base del sostentamento di ogni partito, per la formazione di base così come quella dei dogmi politici. Per questo durante il periodo elettorale si osserva la caccia disperata a personaggi famosi, senza interesse alcuno per il loro credo religioso o pensiero politico, trasmettendo questo carattere alla cittadinanza che invece non va mai sottovalutata, perché a fior di pelle sente e va oltre l’informazione che le viene data e la rapporta alla situazione attuale che nessuno considera.

Per questi motivi, voglio esprime i condizionamenti che deve avere un leader, una volta arrivato in politica. Il primo passo che deve fare chi vuole essere leader è quello di imparare, di essere cosciente nel pieno equilibro tra pensiero e azione, perché è questo l’elemento chiave per sviluppare la leadership personale. La storia termina con la tappa più evoluta che è quella della leadership interpersonale: il servizio verso gli altri, situazione che sembra facile, ma che Juan Domingo Peròn ha espresso in diversi momenti con diverse frasi, come ad esempio che per essere leader del popolo, bisogna nascere dal popolo per sentire il proprio popolo, perciò non possiamo essere leader se per primo non abbiamo la capacità di guidare noi stessi, con la piena facoltà di servire il popolo, sia nelle sue necessità che nel suo sentimento, cosa che naturalmente non si osserva in molti leader politici attuali.

La leadership personale si ottiene quando la persona intraprende questo cammino lavorando sulla propria autostima, creatività, visione, equilibrio e capacità d’apprendimento. La leadership interpersonale si ottiene posteriormente, quando la persona domina la comunicazione, quando impara a dirigere altre persone e a introdurle al potere, a lavorare in squadra e a servire i propri seguaci.

La leadership è un cammino a spirale che va da dentro verso fuori. Se un lago che alimenta un fiume non è profondo, se ha poca acqua, il fiume non potrà irrigare i campi che quindi non potranno essere né coltivati né mietuti. Allo stesso modo se la persona non ha un livello di profondità interiore, non potrà né edificare una leadership costruttiva né far crescere le persone che la seguono. Tutto quello che ho espresso è importante per ottenere una leadership sociale, alcuni specialisti di marketing esigerebbero un linguaggio specifico dell’ambiente, e questo è proprio la frase con cui abbiamo iniziato la nostra nota “per essere leader, bisogna nascere leader”, ma la vita cristiana ci dice anche “Dio non sceglie chi è capace ma rende capace chi sceglie”, a tutto questo deve aggiungersi il sentimento, in cui il sentire a fior di pelle le necessità così come le risposte che bisogna dare al popolo, così come il rispetto, la sua considerazione senza mai sottovalutarlo, ed essere preparati per essere leader… adesso dobbiamo solo cercarlo…

Questa è la mia posizione personale, e va oltre il rispetto per le altrui affermazioni, la mia conclusione infatti è stata dettata dall’esperienza, una materia che sembra dare fastidio agli ignoranti che sono leader circostanziali, formati in maniera effimera a causa della loro arroganza e superbia, quando invece un leader non deve mai smettere di imparare, per sviluppare il proprio equilibrio e armonia, per scegliere il giusto cammino grazie alla saggezza divina che Dio ci dona attraverso il tempo.