martedì 18 giugno 2013

EVA PERON di Juan Anibal Gomez

Il ruolo di Eva Peròn nella storia argentina risveglia sentimenti contrastanti ma mai indifferenti. Di riconoscimento mondiale, la sua figura è quasi un’icona dell’Argentina. Inventò un modo di relazionarsi con il popolo che combinava alla perfezione il suo essere donna con la sua militanza politica, risvegliando un amore incondizionato. Fu una figura chiave nella prima presidenza di Peròn e nello sviluppo posteriore del peronismo come movimento. La sua ferrea preoccupazione e lotta per i diritti di bambini, anziani, lavoratrici e casalinghe fu un avamposto per l’epoca. La sua breve ma intensa vita politica fu interrotta da un cancro fulminante. Il posto del suo corpo imbalsamato fu per anni un mistero sul quale tuttavia non esistono versioni accertate. Figura incomprensibile, Evita, da attrice di radio teatro a primadonna, ridefinì in pochi anni le regole del gioco di un’epoca, lasciando un’impronta indistruttibile.

BIOGRAFIA

Maria Eva Duarte nacque il 7 maggio 1919 a Los Toldos, provincia di Buenos Aires. Nel 1926 muore suo padre e sua madre deve farsi carico di lei e dei suoi 4 fratelli maggiori. Nel 1935, con la decisione di trasformarsi in attrice, Eva decide di trasferirsi a Buenos Aires per realizzare il suo sogno, per mano del cantante Augustin Magaldi, conosciuto come “el Gardel del Interior”. A poco tempo dall’arrivo a Buenos Aires, si aggregò alla Compagnia Argentina di Commedie. Negli anni seguenti portò avanti contemporaneamente la sua attività nel teatro, nel cinema e nella radio. Il 15 gennaio del 1944 un terremoto distrusse la città di San Juan, causando migliaia di vittime tra morti e feriti. Dalla Segreteria di Lavoro e Previsione, il suo titolare Juan Domingo Peròn organizzò una mobilitazione nazionale alla quale furono invitati gli artisti più popolari, tra i quali Eva Duarte. Il 22 gennaio venne organizzato un gran festival a favore delle vittime, dove entrambi si conobbero, ma non fu prima del 9 luglio che legittimarono la loro relazione. Dopo il famoso 17 ottobre 1945 e la consacrazione di Peròn come candidato presidenziale, Evita cominciò ad accompagnarlo nei suoi atti di campagna e a prendere un protagonismo sconosciuto fino ad allora per una futura primadonna. Dopo l’elezione di Peròn nel 1946 come presidente, Evita iniziò la sua partecipazione instancabile in distinte segreterie del governo, rispondendo alle necessità delle delegazioni operaie, delle lavoratrici, dei bambini e degli anziani. Aveva un vincolo diretto con la gente, attraverso le visite nelle fabbriche, nei quartieri poveri e nelle scuole. Nel giugno del 1947, invitata ufficialmente dal governo spagnolo, Evita intraprese un giro che la portò in Spagna, Italia, Portogallo, Francia, Svizzera, Monaco, Brasile e Uruguay. Al suo ritorno, riprese le sue attività, specialmente focalizzate sull’ottenimento del suffragio per le donne, che fu raggiunto con la promulgazione della Legge 13.010 nel settembre di quell’anno. In questo contesto, Eva stava gestendo la creazione di un movimento peronista femminile, concretizzatosi il 25 luglio 1949 con la Prima Assemblea Nazionale del Movimento Peronista Femminile. L’opera sociale che Evita aveva iniziato nel 1946 andava acquisendo di volta in volta maggiore estensione ed apertura, fino a che nel giugno del 1948 fondò la Fondazione Aiuto Sociale Maria Eva Duarte de Peròn con cui lavorò in quartieri di abitazioni povere; inaugurò case di transito e mense scolari; donò strumenti agli ospedali; consegnò articoli di prima necessità a famiglie bisognose e regalò giocattoli ai bambini poveri. Il primo segno della sua malattia apparve il 9 gennaio del 1950: Evita cadde svenuta durante un atto inaugurale del sindacato dei tassisti a partire da lì il suo stato andò peggiorando sempre di più. Nel 1951, quando Peròn decise di presentarsi di nuovo come Presidente, la Confederazione Generale dei Lavoratori, la C.G.T., chiese in un atto del consiglio comunale che Evita lo accompagnasse nella formula. Tuttavia il 31 agosto ella rinunciò. Era ormai molto malata e le sue apparizioni pubbliche furono ridotte. Il primo maggio del 1952 fu la sua penultima apparizione: assisté alla giornata dei lavoratori vicino a Peròn. Con molto sforzo pronunciò un sentito discorso. Alla fine, cadde nelle braccia di Peròn. Il 7 maggio compì gli anni e ricevette il titolo di Capo Spirituale della Nazione. Il 4 giugno Peròn assunse per la seconda volta la presidenza. Con una massiccia dose di calmanti, Evita concorse all’atto dell’elezione. Durante la notte del 26 luglio morì. Dopo l’avviso dei media di tutta la Nazione, un lungo silenzio cominciò a cancellare tutte le attività del paese. La C.G.T. decretò un lutto di 72 ore e nelle piazze di tutti i quartieri di Buenos Aires si eressero piccoli altari con l’immagine di Eva ed un crespo nero. Il 27 il suo corpo venne traslato nel Ministero del Lavoro e Previsione. La multitudinaria veglia funebre si prolungò fino al 9 agosto. La coda era lunga circa 3,5 km. Il 9 agosto i resti furono trasportati al Congresso Nazionale per rendergli i corrispettivi onori. Il giorno seguente ci fu la più grande processione mai vista in Argentina, con due milioni di persone lungo Rivadavia, Avenida de Mayo, Hipólito Irigoyen e Paseo Colón. Quel pomeriggio sei impiegati di un’impresa funebre misero la bara al secondo piano della C.G.T. dove il dottor Pedro Ara la ricevette per effettuare l’imbalsamazione, che durerà fino al 1955. La storia del suo cadavere è un’epopea, plagiata da miti e leggende e meriterebbe uno sviluppo a parte. Solo l’11 novembre del 1974 i resti di Eva Peròn tornarono in Argentina e nel 1976 furono portati al Cimitero della Recoleta, dove oggi possono essere visitati.


 

Traduzione dall’argentino a cura di FRANCESCA MARIA

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