Potrai ingannare tutti per un periodo; qualcuno lo potrai ingannare per sempre; ma non potrai ingannare tutti per sempre. Abraham Lincoln 1808-1865
SINTESI DELL’ANALISI POLITICO-SOCIALE DI DIECI ANNI DI KIRCHNERISMO
La verità si corrompe tanto con la menzogna quanto con il silenzio secondo Cicerone (106 a.C. – 43 a.C. oratore e politico romano); questa frase ci porta a capire quali sono le differenze marcate tra l’atteggiamento proselitista durante le elezioni e le verità una volta giunti al potere.
Il Kirchnerismo, mai peronista, è nato da un accordo politico peronista condotto da Saul Menem, in cui si priorizzava la continuità del modello neoliberale sotto una facciata progressista in cui si interpreta come progresso il “miglioramento o avanzamento verso la perfezione o a uno stato più alto del benessere della persona”.
Ma dove finiva il Peronismo? Vale a dire, il Peronismo non è un modello progressista… ? Come possiamo notare, il modello K già nasceva con una falsa e ambigua identità ideologica e politica, mentre in realtà era la continuità degli accordi neoliberali con le grandi società, e per questo la migliore garanzia era, ed è, che si continuino ad appoggiare i funzionari menemisti.
Al di là di una promettente normalizzazione nella sua prima tappa, il governo, con l’avallo dell’establishment garantito come la continuazione del Dott. Lavagna, fu soggetto ad effettuare gli accordi internazionali precedenti al default, tanto negli standard stabiliti dal ministro dell’economia quanto nella banca centrale con Martin Redrado.
Regolarizzata in parte la situazione politica, economica e sociale, si passò a un secondo piano, cioè quello di creare un modello politico diverso, governato da un criterio unilaterale e presidenziale, con forte pressione sui funzionari, nell’ambito direttivo e nel politico-sociale si seguì la politica assistenzialista basata su un ampio diagramma di distribuzione di piani con diversi nomi e aspetti ma con un unico denominatore, quello del dominio politico.
In generale, si accentuò un graduale disfacimento dei meccanismi di una vera democrazia al servizio del popolo per mettersi al servizio dei settori dominanti. Un processo in cui i funzionari sanno che devono rispettare l’orientamento dello stato e dell’economia in funzione del nuovo modello, consolidando la nuova struttura produttiva e gli interessi dei settori più potenti. Oggi alcuni parlano del nuovo partito unico governo-opposizione che rappresenterebbe il potere reale e del quale i rappresentanti si disputano alternandosi solo l’amministrazione degli interessi dominanti. Ma non mettono in discussione il nuovo modello, e non hanno un progetto nazionale che cerchi il cambiamento nella società.
Possiamo constatare questa falsa dicotomia in molti confronti che si sono prodotti in questi ultimi due anni: Campagna contro Governo, per le ritenute sulle esportazioni (in cui nessuno criticava il modello di monoproduzione della soia ed i suoi effetti nocivi, o, quel che è ancora peggio, nessuno parla della società proprietaria dei 5 principali porti argentini ecc. ); Clarin contro Governo, per il controllo della conduzione dei mass media (in cui nessuno dei due si preoccupa della libertà di espressione e della validità dei diritti di comunicazione); Opposizione contro Governo, sul tema dell’uso delle riserve per pagare il debito pubblico (invece di discutere il tema di base, cioè quello di non pagare agli usurai un debito inesistente e fraudolento, perché entrambi hanno deciso di continuare a farlo) o la critica alla corruzione K da parte di altri settori del potere (che è legittima e necessaria, ma che nascondono la mega corruzione di quelli che si appropriano del paese grazie alla complicità con il governo stesso); e così via con molte altre tematiche.
MODELLO CRISTINA O CAMPORISTA
Nella seconda tappa del modello K, con l’amministrazione della sig.ra Cristina Elizabet Fernandez Wilhelm de Kirchner, e del suo defunto marito, Dr. Nestor Kirchner, le azioni precipitano, tanto che una volta vinte le elezioni il 23 ottobre 2011, lunedì 24 ottobre alle 10 del mattino comincia una serie di gravi errori sia in economia che in politica, come quella del controllo cambiario del dollaro.
Sviluppano “la Campora”, un movimento politico ibrido, guidato intellettualmente da Zannini (Mahomista), creato dal potere economico e sull’istanza di prendere tutto il settore del governo e delle imprese sia statali che di partecipazione per azioni dell’anses, e dei posti strategici, come l’ispettorato generale della giustizia nazionale, ecc.
Ad esempio nei Trasporti, Scalabrini Ortiz, ci ripetè all’infinito che in un paese esteso come l’Argentina la ferrovia era l’unico trasporto terrestre che poteva assicurare la comunicazione della Nazione perché funziona anche nelle peggiori condizioni climatiche: pioggia, neve o nebbia. Dimostrò anche che senza le commissioni di gestione delle tariffe non si potevano difendere i produttori e le economie regionali. Seguendo i piani della Banca Mondiale, Menem soppresse l’80% dei treni provocando la morte di 800 comuni e l’emigrazione di un milione di provinciali. Le 37 fabbriche in cui si producevano e si esportavano ogni tipo di vagoni, binari e locomotive, furono consegnate ai concessionari e saccheggiate. Col passaggio del 90 % dei trasporti nelle strade, si sono moltiplicati gli incidenti che oggi ci lasciano 8.000 morti l’anno. La catastrofe umana, industriale e sociale, culminata nella preannunciata tragedia del “Once”, non è stata invertita da nessuno dei governi che sono succeduti a Menem, al contrario, hanno ampliato il sistema delle concessioni: i salari e le riparazioni li paga lo stato mentre parte dei sussidi milionari sono stati spartiti tra le dirigenze delle ferrovie, dei sindacati e dei concessionari. Il progetto industriale K è stata una promessa verbale: la ricostruzione delle industrie dei trasporti – ferroviari, marittimi, aerei – è stata rimpiazzata dall’acquisto diretto di materiale obsoleto e senza pezzi di ricambio da Spagna e Portogallo – Ricardo Jaime – e adesso da 400 vagoni cinesi e 120 per la metropolitana, gestiti da Franco Macri – padre di Mauricio – o 120 aerei Embraer per il Brasile, senza esigere la produzione nazionale e il trasferimento di tecnologia. Il modello K è stato privilegiare le imprese private a discapito degli interessi della Nazione e di quelli dei suoi lavoratori e tecnici. Com’è possibile che in 20 anni non si sia fabbricata nemmeno una barca nei nostri cantieri navali se il Paese spende ogni anno 5.000 milioni di dollari in trasporti marittimi? Come se non bastasse, vogliono far finire la strategica isola Demarchi – che assicura il dragaggio e l’illuminazione del porto di Buenos Aires – ad un’altra impresa vip del gruppo IRSA, con lo scopo di metter su un polo audiovisivo o “Hollywood del ruscello”.
Il progetto strategico di ricostruzione dei trasporti esige l’accordare politiche di Stato per i prossimi 10 anni.
Negli ultimi 6 anni dei 10 al potere, la conduzione governativa ha garantito il mantenimento della politica neoliberale, accompagnata da un discorso progressista necessario per generare false aspettative. Un duplice discorso aiutato dai prezzi eccezionalmente alti dei prodotti esportati dall’Argentina nel mercato mondiale. Questo ha permesso di creare i surplus gemelli (commerciale e fiscale) per assolvere agli obblighi con l’usura internazionale, e inoltre di assicurare il profilo produttivo coloniale estrattivista, basato sul depredamento delle ricchezze naturali (mega miniere, saccheggio petrolifero, monoproduzione della soia, ecc) con una crescente concentrazione in mano agli stranieri dell’economia, e con una matrice di diseguaglianza che polarizza in una minoranza privilegiata il grosso dell’eccedente creato dal lavoro degli argentini.
di JUAN ANIBAL GOMEZ – FONDATORE E COORDINATORE MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION, FORO SEGURIDAD URBANA, RED AMPARO, DIRIGENTE COMUNALE, POLITICO E SOCIALE, EX VETERANO DELLE MALVINAS
Traduzione dall’argentino a cura di FRANCESCA MARIA – PORTAVOCE ITALIANA DEL PRES. JUAN ANIBAL GOMEZ E DEL MOVIMIENTO PERONISTA TERCERA POSICION
Nessun commento:
Posta un commento