traduzione dal francese e dal castellano di: FRANCESCA MARIA - MP3 PERONISTA ITALIA
contributo di: FORO SEGURIDAD URBANA EN REDES
Una versione leggermente differente di questo articolo è
stata pubblicata in Jaime Massardo (coord.) e Alberto Suarez-Rojas (coord.):
America latina : Mosaico cultural. Reperes de culture generale en espagnol,
Ellipses, Paris, 2005 (pp.389-395)
Il problema del narcotraffico è trattato in termini di
legittimità sociale che i trafficanti di droga latino-americani hanno acquisito
a partire dall’inizio degli anni ottanta. Passiamo in rassegna le
manifestazioni di questa legittimità nella sfera linguistica, culturale,
economica e di politica interna ed estera. L’imposizione simultanea, a partire
dalla crisi del debito, di un modello economico neoliberale e di strategie
repressive di controllo delle droghe, d’ispirazione americana, hanno conferito
al NARCOTRAFFICO un’utilità economica, politica e anche strategica per le
classi dirigenti dell’America Latina e degli Stati Uniti. L’industria della
droga rappresenta inoltre un’alternativa economica per dei grandi settori delle
classi povere. Tali sono i principali fattori che spiegano lo sviluppo del
traffico di droga e del suo successo su tutto il continente americano. La sua
principale conseguenza negativa è l’installazione di un clima di terrore e di
diffidenza che risulta dalla violenza inerente all’illegalità del traffico di
droga e dalla violenza generata dalla sua repressione.
Se oggi chiedete ad esempio a un passante di Parigi, Boston,
Tokio o Lagos di citare un colombiano famoso, è probabile che penseranno a
Pablo Escobar anziché al premio Nobel Gabriel Garcia Marquez. Questa repentina
notorietà mondiale dei commercianti latinoamericani di sostanze psicotrope
illegali, delle mafie del narcotraffico, è in gran parte il risultato degli
importanti cambiamenti politici e economici che sono avvenuti in America Latina
negli ultimi vent’anni.
L’impatto è stato tanto forte che a partire dagli anni 80,
il folklore, inclusa la mitologia, di numerosi paesi latinoamericani, ha visto
apparire brutalmente un nuovo personaggio: il NARCOTRAFFICANTE, a cui si
attribuiscono vizi e virtù a seconda del punto di vista. Il termine è stato
adottato anche in Messico, nonostante avesse un suo referente empirico che si
chiamava gomero o mariguano dall’inizio del secolo, vale a
dire 50 anni prima della nascita degli oggi famosi CARTELLI COLOMBIANI. Anche
se è certo che prima della Rivoluzione Messicana la sua fama non arrivava oltre
le catene montagnose a nord del paese. Il narcotrafficante contemporaneo, sempre
designato al maschile nonostante alcune donne entrarono a far parte della
leggenda, si è imposto con talmente tanta violenza nel giro di 20 anni nello
scenario politico, economico e sociale latinoamericano, che si dovette
abbreviare il nome che lo descrive. Il bisogno di scriverlo e di pronunciarlo
costantemente lo faceva apparire troppo lungo e venne trasformato in NARCO. Si
conservò il prefisso che si sostantivò sicuramente in modo abusivo. E’
probabile che questo neologismo sia in realtà un anglicismo che si impose nella
lingua spagnola, mentre in terra latinoamericana, il governo federale degli
Stati Uniti imponeva il suo modello di guerra contro le droghe. In quanto
prefisso sostantivato, il narco latinoamericano deve la sua esistenza in buona
parte all’abitudine presa dagli statunitensi di designare in maniera scorretta
con il nome di NARCOTICI tutte le sostanze psicotrope illegali, anche quelle
che non sono sonniferi ma stimolanti come la cocaina. Quest’alcaloide estratto
dalle foglie di coca, coltivata nella regione andina da centinaia di anni, è
quello che ha contribuito più di tutti alla volgarizzazione del termine narco.
Per molti latinoamericani il trafficante di droga è
diventato un simbolo di successo, il compatriota che si prende gioco dei gringos.
Che dice di aver dato agli statunitensi
“una zuppa di del proprio cioccolato” e si presenta come uno di questi
imprenditori di successo delle telenovele statunitensi, una specie di J.R.
Ewing latino. Egli incarna la rivincita dell’America Latina e acquisisce lo
status di eroe popolare, soprattutto perché sa come guadagnarsi la lealtà dei
suoi concittadini costruendo scuole, abitazioni, distribuendo regali e favori,
etc. Pertanto anche se si prende una condanna in carcere o se è perseguitato
dalla polizia si può convertire in una leggenda vivente e in un modello di cui
bisogna imitare il codice d’onore, il valore e la virilità. In questo modo, nel
nord del Messico vari gruppi di musica ranchera come los Tigres del Norte o los
Tucanes de Tijuana hanno fatto fortuna cantando le lodi dei grandi
trafficanti locali. I NARCOCORRIDOS, come si chiama questo genere musicale
derivato dai corridos (ballate) che
prima si dedicavano agli eroi della Rivoluzione Messicana sono apprezzati anche
in Colombia dove, così come in Messico e nel sud ovest degli Stati Uniti, hanno
un gran successo radiofonico e discografico. Il narcorrido più conosciuto è
senza dubbio Contrabando y Traicion che
narra la storia tragica di Camelia la Texana, contrabbandiera di marijuana tra
Tijuana e Los Angeles, e assassina per amore.
Per molte ragioni, è agli Stati Uniti che il narco
latinoamericano in carne e ossa deve il suo successo economico e la sua
legittimità sociale nei paesi a sud di Rio Bravo. Nonostante l’importante boom
del consumo di sostanze illecite nel resto del mondo, America Latina inclusa,
dall’inizio degli anni 90, gli Stati Uniti continuano a essere il mercato
nazionale di consumo di droghe più grande del mondo, e di conseguenza il
bersaglio principale del NARCOESPORTATORE latino. E’ il paese in cui si vende
la maggior parte del suo gallo
(marijuana), del suo perico (cocaina)
e della sua chiva (eroina). D’altra
parte è dagli Stati Uniti che provengono la maggioranza delle armi che il narco
usa indiscriminatamente, e i beni di consumo che alimentano il suo ostentato
stile di vita.
Ma oltre l’immaginario popolare, la legittimità di cui gode
il narcotrafficante non è solamente del tipo che può comprarsi con il suo argento o estorcere col suo piombo, essendo questi due metalli tra i
più famosi argomenti di persuasione del già citato Robin Hood Paisa, vale a dire Pablo Escobar, alias Don Pablo o El
Patron. La legittimità del narco implica anche aspetti politici. Così come
fecero Escobar (morto nel 1933) e il suo cartello di Medellin, o il capo
messicano Amado Carrillo Fuentes (ufficialmente morto nel 1997) e il cartello
di Ciudad Juarez, il narco latino sa promuovere i suoi interessi e difendere la
sua impunità toccando una corda sensibile dell’opinione pubblica
latinoamericana: il nazionalismo antistatunitense. Si dichiara nazionalista
perché si oppone all’ingerenza americana che viola la sovranità nazionale del
suo paese. Gli statunitensi replicano, non senza ragione che questa posizione
ideologica, che loro qualificano come NARCONAZIONALISMO, si deve soprattutto al
timore che hanno i trafficanti di essere estradotti e finire in una prigione
degli Stati Uniti.
Il razzismo che ha permeato l’applicazione delle leggi
antidroga statunitensi create dall’ultimo quarto del secolo scorso fino ad
oggi, partecipa anche, in maniera indiretta, al processo di legittimazione dei
narco in America Latina. Infatti, in relazione al suo peso demografico nella
popolazione totale degli Stati Uniti di circa 300 milioni, sono pochi gli
statunitensi bianchi e protestanti di origine anglosassone, i WASP così si dice
in inglese, condannati al carcere per delitti relazionati con la droga. Al
contrario, gli statunitensi neri e quelli di origine latinoamericana
costituiscono circa il 60% dei detenuti per questo tipo di delitti. Le leggi
antidroga applicate negli Stati Uniti dalla metà degli anni 80, che il governo
federale intende esportare al mondo intero a partire dall’America Latina, hanno
trasformato questo paese in uno dei primi al mondo per numero di detenuti,
tanto in termini assoluti che relativamente al totale dei suoi abitanti.
D’accordo con le cifre pubblicate dal governo di Bill Clinton alla fine del
1998 il numero dei detenuti nelle carceri statunitensi ammontava a 1 milione e
seicentomila. E così oggi negli Stati Uniti ci sono più giovani neri sottomessi
a un’altra forma di controllo giudiziario per crimini relazionati alla droga,
piuttosto che neri che studiano nelle università del paese. Nemmeno l’antico
governo razzista del Sud Africa dell’apartheid aveva visto cifre carcerarie come quelle degli Stati
Uniti.
In queste condizioni, e dato i gravi problemi economici che
flagellano l’America Latina, così come il tradizionale anti-gringuismo dei suoi abitanti, non è difficile per il narco
convincere i latinoamericani che, dopo tutto, lui non fa altro che guadagnarsi
la vita pericolosamente prendendosi gioco degli agenti di un governo oppressivo.
Ma questo conflitto, in apparenza irrimediabile, non
impedisce le alleanze tattiche o strategiche tra narco latini e giustizieri
statunitensi quando entrambi hanno interessi comuni. Questo è il caso della
guerra in Nicaragua quando, con l’appoggio della CIA, i guerriglieri della
Contra, che si opponevano al governo Sandinista, finanziarono una parte della
loro lotta con il traffico di cocaina.
Dal punto di vista globale, si può dire che il commercio di
droga genera ricchezza, mentre le politiche neoliberali applicate dalla maggior
parte dei governi latinoamericani e dalla crisi del debito negli anni 80,
abbassò la pressione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca
Mondiale (BM), hanno esteso la povertà concentrando la ricchezza nelle mani di
piccoli gruppi oligarchici. Ciò nonostante, bisogna precisare questa posizione
tra un narcotraffico prodigo e un neoliberalismo impoveritore. Giacchè se una parte del ricavato del
narcotraffico permette a certi settori, soprattutto rurali, di salvarsi dalla
completa indigenza, la maggior parte resta concentrata nelle mani dei capi del
narcotraffico, in quelle dei loro soci nel commercio legale e la banca, e in
quelle dei loro protettori politici. A livello macroeconomico, una volta che il
riciclaggio di denaro negli Stai Uniti, America Latina, Europa o nei paradisi
fiscali, gli ha dato una facciata di rispettabilità, i NARCODOLLARI irrigano il
sistema finanziario internazionale, partecipano al pagamento del debito e
pertanto si inseriscono nella logica del neoliberalismo.
Come tutti gli uomini d’affari che si rispettano, i narco hanno
saputo tendere allacci con le classi politiche, soprattutto mediante il
finanziamento di campagne elettorali e inserendosi in reti clienteliste che
definiscono il gioco politico di molti paesi latinoamericani. Reti che,
giustamente, soffrono la minaccia di esaurirsi, giacchè una gran parte dei
ricorsi generati in America Latina è stata diretta (e continua ad essere
diretta), verso il nord per pagare i prestiti. In alcuni paesi, i narco
diventano politici, e in altri, sono i politici che diventano narco. A tal
punto che non si capisce chi sia cosa. Per esempio, in Messico, in cui si stà
avviando un processo di democratizzazione e si avvicina l’elezione
presidenziale del 2000, si parla attualmente di narcosistema, di narcopolitici
e di narcodemocrazia.
In America Latina spesso si tratta degli stessi politici che
al tempo stesso denunciano l’interventismo statunitense e la corruzione dei
governi che lo hanno preceduto, utilizzano i narcodollari per essere eletti e,
una volta al potere applicano le ricette neoliberali del FMI e le politiche
repressive e perfettamente inefficaci della lotta contro la droga imposte
mediante la NARCODIPLOMAZIA di Washington… Abbiamo quindi un cocktail esplosivo
i cui due ingredienti principali sono le politiche economiche, che concentrano
la ricchezza e estendono la povertà, e misure di tipo giudiziario, che
reprimono violentemente la criminalità generata dalla povertà… ma senza mai
farla fuori. E il risultato è la crescita della violenza che, installandosi
nella vita quotidiana, mantiene le grandi città latinoamericane, già di per sé
caotiche, e vaste regioni della campagna, in un costante clima di terrore e
sfiducia.
GLOSSARIO
CARTEL: cartello; nome designante abitualmente un gruppo di
imprese che lavorano per dominare un mercato controllando i prezzi per la
regolazione della produzione e della concorrenza (ad esempio il cartello dei
petroli). Sono dei poliziotti americani che per la prima volta all’inizio degli
anni 80, hanno applicato in maniera abusiva il termine di cartello al mondo del
traffico di droga. Allora si trattava di designare le organizzazioni di
trafficanti di cocaina operanti da Medellin. Dopo questo termine si è
generalizzato. E oggi è utilizzato di routine, e anche se abusivo, per la
stampa latinoamericana e occidentale per designare le organizzazioni dei
trafficanti di droga, esclusivamente latinoamericani malgrado la violenta
concorrenza alla quale si dedicano tra di loro.
LAVADO DE DINERO: riciclaggio di denaro; nome designante
l’insieme di operazioni volte a mascherare l’origine delittuosa dei fondi
(specialmente derivati dal traffico di droga) per conferire loro un origine in
apparenza legittima al fine utilizzarli liberamente all’interno di operazioni
legali.
NARCODIPLOMACIA: narcodiplomazia; termine di origine
americana (narco-diplomacy) designante l’insieme delle azioni politiche degli
Stati Uniti volte a favorire l’adozione da parte di governi stranieri,
soprattutto latinoamericani, di norme e politiche di controllo delle droghe
basate sul modello americano.
PAISA(S): aggettivo familiare designante gli abitanti del
dipartimento colombiano di Antioquia, di cui la capitale e Medellin.
PSICOTROPO,A(S): psicotropo; aggettivo derivato dal greco
utilizzato come nome che significa letteralmente “che fa muovere lo spirito”;
designa le sostanze che fanno effetto sul sistema nervoso centrale. Oggi è più
sovente impiegato per designare dei medicinali legali che hanno effetto sulla
psiche.
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NOTAS
[1] Ver: Un Narco se confiesa y acusa: carta abierta al pueblo colombiano. Editorial
Colombia Nuestra. 1989 (obra anónima que observadores atribuyen a Pablo Escobar
Gaviria o a Gonzálo Rodríguez Gacha).
[2] Ver: Luis Astorga: Mitología del narcotraficante en
México, Plaza y Valdés, México, D.F., 1995; y Luis Astorga El Siglo de
las Drogas, Espasa-Hoy, México, D.F., 1996.
[3] Por ejemplo, Los Tigres del Norte: Temas de
películas, corridos originales, Musivisa, sin fecha; y Los Tucanes
de Tijuana: 14 Tucanazos bien pesados, Alacrán Productions Records
Inc., distribuido en México por EMI Music México S.A. de C.V., 1995.
[4] Ver: Mario Quintero Lara: “Mis
Tres Animales”, en Los Tucanes de Tijuana: 14 Tucanazos bien pesados, op. cit.
[5] Peter Dale Scott
& Jonathan Marshall: Cocaine Politics, Drugs, Armies and the CIA in Central America,
University of California Press, Berkeley and Oxford, 1991.