Traduzione di: F.M.A.
L’operazione Sapucay di Itatì, è stata un esempio di narcostato in Argentina.
Il termine narcostato (da narco = droga e stato = insieme di due
istituzioni) è un neologismo che viene applicato a quei paesi in cui le
istituzioni politiche vengono fortemente influenzate dal narcotraffico. Il
termine deriva da quello di “Stato profondo” (in turco: derin devlet) che
indica le relazioni tra forze di sicurezza, mafia e gruppi settaristi. Secondo
Peter Dale indica la simbiosi tra i governi (in particolari dei servizi
segreti) e le organizzazioni criminali.
Nel narcostato, i dirigenti svolgono contemporaneamente gli
incarichi di funzionari governativi e di membri del circuito del traffico
illegale di droghe e narcotici, protetti dal proprio potere legislativo.
L’uso del termine venne introdotto nel 1980, con la comparsa
di potenti organizzazioni mafiose in Colombia.
ESEMPIO DI NARCOSTATO A ITATI,
PROVINCIA DI CORRIENTES.
Le conseguenze dell’”operazione Sapucay”, nella località di
Itatì, provincia di Corrientes, dimostrano chiaramente quali siano il grado di
impunità, di codici e di costrizioni, che hanno generato il narcostato
municipale.
La gestione delle operazioni anti narcotraffico da parte
della Dtt.ssa Patricia Bullrich, ministro della sicurezza nazionale, hanno
dimostrato una volta per tutte la volontà politica di attuare queste
operazioni, e la forza morale di rifiutare pressioni politiche che vorrebbero
evitare di intervenire con tanta severità in quei settori che, impunemente,
stanno applicando i codici del narcostato sviluppandoli come norme di vita.
E’ stata in parte sgominata una banda, formata da almeno 37
persone, che nel giro di un anno è riuscita a trafficare 15 tonnellate di
marijuana, con lo smercio e il trasporto di 6.000 kg di erba a settimana; inoltre,
è stata proprio la loro impunità ad aver dimostrato il modo in cui i suoi
membri reclutavano i ragazzini all’uscita delle scuole per farli lavorare come
“Chajà” (i cosiddetti “pali”) perchè dessero l’allarme in caso arrivasse la
polizia nel momento in cui si trafficava la droga.
La località di Itatì, ubicata a 80 km dalla capitale
correntina, lungo la costa del fiume Paranà al confine con l’Uruguay, conta
7.900 abitanti, e nel 2016 vi è stato sequestrato il 31% del totale della
marijuana sequestrata in tutta la provincia. Si è ipotizzato che la droga
entrasse in città tramite imbarcazioni provenienti dall’Uruguay, e che venisse
in seguito smerciata nella capitale federale e in sette provincie dove “il
valore della commercializzazione sarebbe più elevato”.
Il sindaco della città di Itatì, Natividad “Roger” Teràn, e
il suo vice, Fabio Aquino, sono stati arrestati, insieme ad altri, tra cui la sua stessa figlia; tra essi
troviamo: il commissario di Itatí, Diego Osvaldo Ocampo Alvarenga; il sergente
Mario Oscar Molina con l’agente Gabriela Natalia Quintana; il vice commissario
della Polizia Federale Argentina (PFA) Rubén Ernesto Ferreyra con il sergente Carlos
Víctor López, e il secondo Comandante della Polizia Nazionale Fernando Gabriel
Alcaraz, tutti coinvolti in una megacausa per narcotraffico per un totale di 46
capi d’accusa. Sono stati inoltre arrestati diversi membri delle forze di
sicurezza e un avvocato, stando a quanto dichiarato dalle fonti ufficali, che
si aspettavano la detenzione per tutti gli imputati per traffico, smercio e
distribuzione di droga in posti diversi.
COS’E’ UN NARCOSTATO?
Un narcostato non nasce da
un giorno a un altro, servono condizioni favorevoli perchè questo si sviluppi
tramite la corruzione, l’immoralità e la mancanza di scrupoli di certi
personaggi che, date determinate circostanze, mettono a punto un preciso piano
strategico. Per raggiungere questo status, un paese o un territorio devono
essere caratterizzati da mancanza delle autorità, gravi deficienze legali, apparato
statale debole e funzionari permeabili alla corruzione. Inoltre devono essere
presenti una serie di irregolarità e di ingiustizie sociali, per cui certe
fasce della popolazione diventano vulnerabili, a causa dell’aumento della
povertà e dell’abbandono da parte delle autorità dinnanzi ai bisogni della
suddetta popolazione. Il narcostato si basa sulla complicità a tutti i lvelli
di governo, che vanno da semplici persone “vicine” ad alti funzionari, che non
capiscono che di fronte all’assenza dello stato, le suddette necessità passano
ad essere di competenza del narcotraffico, proprio a causa dell’emarginanzione
e dell’abbandono da parte delle autorità che, per mancanza o incapacità di
gestione, di convivenza ma anche di connivenza con i narcos, a volte creano
appositamente questo terreno favorevole al potere narco.
IL NARCOTRAFFICO
Il narcotraffico è un
problema le cui dimensioni sovranazionali si sono espanse notevolmente negli
ultimi 30 anni. Si tratta di un commercio illecito che si sviluppa attraverso
diversi territori nazionali, tramite il traffico, l’elaborazione, la
distribuzione e la commercializzazione della droga ed infine, il riciclaggio
del denaro e l’investimento dei profitti. In questo modo, si evolvono e si
preparano i nuovi scenari che si presentano, come evidenziato dalla
proliferazione delle droghe sintetiche, che hanno acquisito maggior rilevanza,
e che a loro volta hanno posto l’attenzione sui precursori chimici, per i quali
un primo segnale di narcostato si è già visto riflesso nella stessa Sedronar,
nella precedente gestione del direttore Granero (causa aperta insieme ad 8
funzionari dello stato).
Allo stesso tempo si tratta
di un problema che affligge seriamente la governabilità delle democrazie, per
le conseguenze sociali e politiche che è in grado di provocare. Infatti
comprende una forte componente di violenza utilizzata da bande, mafie e
cartelli, sia per proteggere i propri interessi, sia per intimidire e attaccare
la polizia e quei funzionari statali che rappresentano una minaccia per il
negozio illecito. Inoltre, implica un alto potenziale di corruzione, dato che
per favorire le proprie attività clandestine cercano di coinvolgere membri
delle forze di polizia, del potere giudiziale e anche le autorità legislative
ed esecutive. Infine, la propria attività economica, specialmente quella legata
al riciclaggio del denaro sporco, contribuisce a generare un’economia sommersa
che influenza quella formale.
Parlare di narcotraffico, in
molti casi, significa parlare dello stato. È impossibile cercare di capire
questa attività senza prendere in considerazione il ruolo che lo stato ha avuto
nella sua nascita, mentre dichiarava illegali la produzione, il traffico e il
consumo di droga. Così come è difficile capire l’espandersi del suo potere e
del suo raggio d’azione senza protezione da parte dello stato. Ovviamente,
stiamo parlando di una (non) santa alleanza, di un accordo che ha alla sua base
la corruzione, ma che va oltre questa; in fondo, ciò che abbiamo visto per il
XX secolo, è un matrimonio di convenienza tra narco e stato.
Dobbiamo essere chiari, non
solo sul beneficio personale e illegittimo che ottiene un funzionario
incaricato di combattere il narcotraffico e che si gira dall’altra parte quando
passa un carico di droga, ma soprattutto sui benefici che il narco lascia
all’economia di un paese, sull’occupazione e le infrastrutture che crea, sui
vuoti che riempie laddove lo stato non arriva, provvedendo a fornire servizi
pubblici che lo stato non riesce a realizzare. In altre parole, il peso del
narco in un paese va molto oltre la corruzione: è un fattore economico
importante, e può arrivare ad essere imprescindibile.
Senza dubbio, la relazione
tra narco e stato ha le sue regole e i suoi limiti. Come vedremo più avanti, la
totale penetrazione nello stato da parte del narcotraffico può essere
controproducente, così come la corruzione. Questo fa sì che la relazione del
narcotraffico con il potere sia più complicata di ciò che sembra.
Il narcotraffico è una forma
di crimine organizzato che contiene gli stessi tratti di questo fenomeno. Il
crimine organizzato ha le seguenti caratteristiche: a) non è ideologico,
pertanto, non ha obiettivi politici; b) ha una struttura gerarchica; c) ha un
numero di membri limitato (legati molto spesso tra loro da legami etnici o di
parentela); d) è un’attività che viene svolta continuativamente nel tempo; e)
usa violenza, minacce di violenza, e tangenti; f) ha una divisione specifica
del lavoro; g) è monopolistico; h) è governato da regole esplicite (incluso un
codice segreto). A queste caratteristiche “classiche”, bisogna aggiungere che:
i) è un fenomeno che è diventato sempre più internazionale; j) il denaro del
crimine organizzato si è infiltrato nelle economie legittime e tende ad avere
negozi e soci leciti; k) sempre più spesso i suoi capi non si fanno coinvolgere
in affari illeciti; l) utilizza la violenza nelle proprie relazioni con altre
bande criminali anche se in alcune occasioni esiste una cooperazione tra loro
ed infine, m) è solito penetrare nello stato in diversi modi e misure. Anche il
narcotraffico presenta queste caratteristiche, ma ne ha anche alcune proprie e
specifiche: a) è un fenomeno globale che, senza dubbio, non affligge nello
stesso modo tutti gli stati; b) è un crimine consensuale in cui la vittima e il
carnefice sono d’accordo; c) non esiste un determinato criterio perchè la sua
battaglia giunga al successo; d) le cifre sulla produzione e sui guadagni sono
poco attendibili; e) è un delitto nato approssimativamente da circa un secolo
dalla comune decisione degli stati che hanno dichiarato illegali le droghe; f)
è difficile stabilire una linea che separi la mancanza di volontà
dall’incapacità di combatterlo da parte di uno stato; g) ha una capacità di
accumulo che non ha precedenti nella storia, per le grandi quantità di denaro
che riesce a generare in un brevissimo lasso di tempo; h) la percentuale del
denaro riciclato si aggira intorno al 35% del capitale immesso sul mercato.
Queste caratteristiche hanno
permesso al narco di stabilire una relazione a lungo termine con lo stato. Questa
relazione si basa principalmente su tre elementi. Il primo è il confronto. Si
tratta infatti di una relazione intermittente in cui nel momento in cui il
narco cresce sufficientemente cerca un nuovo equilibrio con lo stato. Il
confronto appare quando il narco cresce e inizia a sfidare lo stato. Senza
dubbio, il confronto non è il tipo di relazione più funzionale al negozio del
narcotraffico. È più un sintomo del fatto che le cose tra narco e stato si
stanno accomodando. Quando il confronto scompare, è perchè le bande del
narcotraffico diventano come qualsiasi altro gruppo criminale o non minacciano
lo stato, o perchè lo stato stesso è stato corrotto a sufficienza per smettere
di combatterle, oppure, per la debolezza del governo.
NARCOCORRUZIONE
La seconda forma con cui il
narco si relaziona con lo stato è la corruzione. Una relazione molto più
complessa di ciò che sembra. La corruzione tradizionale generata da qualsiasi
attività del crimine organizzato è quella dell’agente di polizia che volta la
faccia dall’altro lato quando passa un carico di droga, di armi, o di persone.
A differenza del poker, in cui si paga per vedere, qui si paga per non vedere,
per guardare dall’altra parte. Senza dubbio, la corruzione generata dal
narcotraffico va oltre: si paga per non essere arrestati, e in caso di arresto,
si paga per non essere condannati, e, in caso di condanna, si paga per scappare
di prigione. Si paga anche per avere informazioni su possibili operazioni della
polizia, per poterle eludere, ma anche per ottenere informazioni sui
“traditori” e sulle attività delle bande rivali.
In alcune occasioni anche lo
stato lavora per i narcos: non solo non li persegue ma gli da anche protezione.
Di fatto, questo è il migliore scenario per i narcotrafficanti, ossia quello in
cui lo stato è relativamente efficiente in diverse aree tranne che nel
perseguirli. È falso che un narco cerchi la scomparsa dello stato, così come è
falso che il narco preferisca un certo tipo di regime. Il narco cerca un
governo stabile, un governo che funzioni abbastanza bene. Di fatto, un governo
efficiente e discretamente corrotto è più utile al narco di un governo
inefficiente: gli procura il lavoro, lo aiuta nelle sue attività, lo tiene
lontano dagli occhi del pubblico. Un governo apertamente vincolato al narco
risulta disfunzionale, perchè attrae l’attenzione dell’opinione pubblica e la
pressione internazionale. Al narco, nonostante la condotta di alcuni dei suoi
capi, convengono la discrezione e l’anonimato. La notorietà è dannosa agli
affari. Per lui, i grandi e chiassosi cartelli della droga fioriti in Colombia
negli anni ’80 e in Messico negli anni ’90 sono disfunzionali. Per questo, la
tendenza verso la ricerca di cartelli di minor dimensione, meno visibili, meno
cospicui, è diventata una vera e propria impresa, come in Colombia.
Chiaramente, tutto questo a
volte contrasta con la personalità di alcuni capi della droga, ai quali piace
ostentare il proprio potere. Ma la fama nuoce agli affari. Lo stesso si può
dire per i politici corrotti: se la corruzione viene conosciuta da tutti,
smettono di essere utili. Nei governi democratici è molto costoso mantenere in
posti di potere alcuni funzionari notoriamente corrotti. Ci sono, ma è costoso.
Tutto questo suggerisce che i contemporanei stati mafiosi hanno acquisito
un’importanza che ci obbliga a ripensare le concezioni tradizionali secondo cui
l’ordine mondiale è composto da stati-nazioni e associazioni non governative
che operano a livello internazionale (imprese, enti religiosi, terroristici,
criminali, educativi, ecc.). Lo stato mafioso moderno è un ibrido di cui non riusciamo
ancora a comprenderne bene la condotta e il campo d’azione, soprattutto perchè
mancano dati sufficienti.
Negli ultimi 30 anni una
serie di profonde trasformazioni nella politica e nell’economia mondiale hanno favorito
la nascita di quelli che vengono chiamati stati mafiosi. Paesi in cui i
concetti tradizionali di “corruzione”, “crimine organizzato”, o di enti
governativi “compenetrati” da gruppi criminali non captano il fenomeno in tutta
la sua complessità, grandezza e importanza. Negli stati mafiosi, non sono i
criminali ad aver catturato lo stato tramite tangenti ed estorsioni ai
funzionari, ma è lo stato ad aver preso il controllo delle reti criminali. E
non per sradicarle, ma per metterle al proprio servizio e, più precisamente, al
servizio degli interessi economici dei governanti, delle loro famiglie e dei
loro soci, come avviene attualmente in Venezuela.
Nella maggior parte dei 193
stati del pianeta la disonestà nell’uso del denaro pubblico e la vendita delle
decisioni governative al miglior offerente sono prassi comune. La corruzione è
la norma e ci siamo ormai abituati al fatto che sia così. L’accettazione del
fatto che così è sempre stato e sempre sarà, ha reso difficile carpire l’ascesa
di un nuovo attore sulla scena mondiale: lo stato mafioso. Non si tratta solo
di quei paesi in cui regna la corruzione o dove il crimine organizzato
controlla importanti attività economiche in intere regioni. Si tratta di paesi
in cui lo stato controlla e utilizza gruppi criminali per promuovere e difendere
gli interessi sia nazionali che locali di una elite di governanti. Anche questa
pratica non è del tutto nuova; abbiamo visto come certi governi regionali o
provinciali proteggono alcuni cartelli della droga, con la complicità degli
organi giurisdizionali e della polizia, maneggiando ingenti quantità di denaro
per lasciar fare e lasciar passare tutto quello che va a collocare la politica
statale e regionale in un crocevia. E proprio questo è il caso di Itatì,
provincia di Corrientes.
Attualmente le droghe
continuano a distruggere i giovani, a smembrare le famiglie, ad aumentare la
mancanza di sicurezza in tutta l’Argentina, alternandosi all’economia mondiale
dal momento che vengono distribuite illegalmente. Il traffico di droga è il
problema peggiore di questi ultimi tempi, tanto più che i narcotrafficanti ricorrono
spesso a terroristi, contrabbandieri, speculatori, funzionari corrotti e
delinquenti comuni.
La lotta al narcotraffico è
una priorità che coinvolge il mondo intero, col quale si cerca di elaborare
delle soluzioni per contrastarlo, al fine di un miglior sviluppo economico,
politico e sociale. Dire che in Argentina non è stata persa nessuna guerra,
perchè non c’è stata nessuna battaglia, vuol dire stare dalla parte del
narcotraffico.
Juan Anibal Gomez